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La chiesa di S. Maria in Castello è il monumento di età medievale più rappresentativo di Tarquinia. L’inizio della sua edificazione risale al 1121 e la sua consacrazione avvenne nel 1207.
Lo sperone su cui sorge l’edificio fa parte del nucleo originario del cosiddetto castrum cornetum, il luogo dove la popolazione dell’antica Tarquinia etrusca si trasferì dopo la caduta dell’impero romano.
La facciata tripartita della chiesa ha subito numerosi rimaneggiamenti nel tempo sino all’aggiunta del campanile a vela nel XVII secolo. E’ comunque ancora ben apprezzabile il notevole portale centrale decorato da dischi e da cerchi raccordati da fasce che ospitano ancora parte della decorazione cosmatesca opera di Pietro di Ranuccio (1143) come si evidenzia dall’epigrafe:
“RANUCII PETRUS LAPIDUM NON DOGMATE MERUS ISTUD OPUS FECIT OPTIME”
Al di sopra del portale si trova una bifora che ne riprende gli schemi decorativi. Un’altra epigrafe ne attribuisce la realizzazione al fratello di Ranuccio, Nicola:
“NICOLAUS RANUCII MAGISTER ROMANUS FECIT HOC”
I due portali minori sono sormontati da piccole finestre e un fregio romanico ad archetti ciechi che unisce le lesene e continua nei fianchi. L’interno della chiesa è strutturato a tre navate divise da pilastri che reggono gli archi a cui si appoggiano semicolonne e semipilastri. Sulla terza campata s’innalzava la cupola, leggermente ellittica, retta da 6 archi con colonnine che cadde per un terremoto nel 1819 e rovinò parte del pavimento musivo nella navata centrale. Nel muro sotto l’apertura della cupola a destra c’è un piccolo rosone con cinque aperture rotonde poste a pentafoglio; a sinistra un grande rosone a raggi delimitato da una cornice a foglie uncinate; al centro un’aquila.
Sulla parete di fondo ci sono le tre absidi, alte e poco profonde. Il bel pavimento musivo è ancora visibile nella navata sinistra e parzialmente in quella centrale. All’inizio della navata destra si trova un grande fonte battesimale a immersione in marmo policromo ottagonale; nella navata centrale vi è un bel pulpito cosmatesco opera di Giovanni di Guittone (1209). Nell’abside centrale ci sono due plutei e un ciborio, opera di Giovanni e Guittone figli di Nicola Ranucci (1168).
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